di Domenico Ferrari e Rita Pelusio
regia Rita Pelusio
con Claudio Cremonesi
scene e costumi di (in via di definizione)
produzione PEM Habitat Teatrali
con il sostegno di ASO Cernusco
di Domenico Ferrari e Rita Pelusio
regia Rita Pelusio
con Claudio Cremonesi
scene e costumi di (in via di definizione)
produzione PEM Habitat Teatrali
con il sostegno di ASO Cernusco
5 minuti e 15 secondi.
È questo il tempo con cui la squadra italiana di ciclismo su pista vinse la finale olimpica di Inseguimento a Squadre alle Olimpiadi di Parigi del 1924.
Tra loro c’era Francesco Zucchetti, nato a Cernusco sul Naviglio 22 anni prima.
In quella stessa estate, mentre lui e i suoi compagni, trionfavano a Parigi Cernusco e l’Italia intera erano sconvolti dal delitto di Giacomo Matteotti e da una serie di eventi funesti che avrebbero scaraventato il paese nella dittatura fascista.
Ma a Parigi forse non riusciva ad arrivare l’eco lugubre di quei fatti.
Esisteva solo la lotta sportiva di quei ragazzi, contro gli avversari, contro se stessi, contro la sfortuna che si accanì contro di loro durante la gara. Esisteva solo un sogno da conquistare, una passione per cui sacrificare muscoli e fatica. Quel successo diede a Francesco, cernuschese arrivato sull’Olimpo, oltre che la gloria sportiva, la possibilità di girare il mondo seguendo una carriera che lo portò a inanellare successi su successi in Europa, fino ad approdare al professionismo e in America.
Da quel viaggio intorno al mondo Francesco Zucchetti non tornò più nella sua città natale e la sua città quasi si dimenticò di lui. Finché un gruppo di appassionati decise di ritrovare e riportare la sua salma a Cernusco e riscoprirne la grandezza sportiva.
Anche noi vogliamo raccontare la sua storia. E non solo perché è la bella storia di un’impresa sportiva. Lo sport non è mai solo sport, è un simbolo, racconta del mondo che attraversa, la passione dei suoi campioni come le contraddizioni della società che li acclama.
La sua piccola grande storia di ciclista infatti incrocia e riflette quella di un paese, l’Italia, che dopo quell’estate non sarebbe più stato lo stesso, che non si sarebbe accorto di star scivolando in un incubo lungo vent’anni e che ancora oggi fatica a fare i conti col suo passato.
É la storia della riscoperta di una memoria, sportiva e politica, che noi vogliamo compiere attraverso gli occhi di un vecchio meccanico di biciclette, una persona che professione e per passione vuole rimettere a posto le cose, ricostruirle, ricomporle.
Vuole ricomporre anche questa storia passata e dimenticata, capire che cosa sono stati quegli anni e come li viveva un ragazzo di vent’anni che inseguiva un sogno olimpico.